Tra Ritorno al futuro e Dark: viaggio nel tempo e libertà

Il viaggio nel tempo è un tema portante del genere fantascientifico, fin dalle sue origini. La prima opera con questo tema è il romanzo La macchina del tempo di Herbert George Wells, pubblicato nel 1895. In quanto fantascienza, il viaggio nel tempo non è possibile nella realtà ma deriva comunque da teorie scientifiche formulate da fisici quali Einstein. La fisica, però, si è pronunciata più che altro sul viaggio nel tempo in avanti nel futuro, mentre nelle opere fantascientifiche è frequente lo sviluppo di trame in cui i personaggi riescono ad andare indietro nel passato.

Questo secondo caso è interessante in quanto solleva delle criticità per quanto riguarda la libertà del viaggiatore di agire sul passato e, quindi, di cambiare il corso della storia. La domanda è: cosa succederebbe se si decidesse di modificare il passato? Le opere di finzione hanno da sempre presentato delle risposte differenti, che principalmente sono tre.

La prima risposta al quesito è quella secondo cui, tornando indietro nel tempo, si potrebbe cambiare il passato e, di conseguenza, il futuro. In questo caso, anche la più piccola azione compiuta in maniera differente da come era stata compiuta in origine scatenerebbe, nel corso del tempo, enormi conseguenze, ossia cambiamenti radicali nel presente: si tratta dell’effetto farfalla.

Questa è la concezione espressa dal celeberrimo film Ritorno al futuro. Il protagonista Marty McFly torna indietro nel tempo e inavvertitamente fa sì che i suoi genitori non si incontrino. Per questo motivo è costretto a tentare di tutto per farli incontrare, altrimenti non nascerebbe mai. Ritorno al futuro esprime quindi una concezione del tempo in cui l’uomo è dotato di libero arbitrio e può cambiare attivamente la storia, che è lineare.

Tuttavia questa visione ha dei limiti poiché dà luogo a contraddizioni quali il paradosso del nonno: se un viaggiatore del tempo uccidesse suo nonno tornando nel passato, allora non potrebbe più nascere e pertanto non avrebbe potuto neanche uccidere il nonno, cosa che però lo farebbe nascere, e così via all’infinito.

La seconda ipotesi, espressa nella serie tv Dark, riesce a risolvere tale paradosso affermando che l’uomo, tornando indietro nel tempo, non potrebbe in alcun modo modificare il corso della storia, poiché tutto è predeterminato. Nella serie, infatti, i personaggi che tentano di cambiare il passato per eliminare un evento spiacevole, non solo non riescono a farlo, ma scoprono di essere essi stessi la causa dell’evento: loro, venuti dal futuro, hanno creato il passato. Questo perché Dark ha una visione ciclica della storia, nella quale l’inizio e la fine coincidono: è come l’eterno ritorno dell’uguale teorizzato da Nietzsche.

Il mondo di Dark è quindi regolato dal determinismo, quella concezione filosofica secondo cui ogni evento ha una causa immutabile: è come se il mondo fosse un ingranaggio regolato impeccabilmente, in modo da non poter essere fermato. L’uomo, in questo caso, non è libero, bensì soggetto alla legge della causalità.

Nonostante la sua precisione, anche questa ipotesi dà vita a un paradosso, ossia il paradosso di Bootstrap (come viene chiamato in Dark), che è uguale al paradosso di Beethoven elaborato dalla serie Doctor Who: un viaggiatore del tempo che ama la musica di Beethoven torna nel passato per incontrarlo dal vivo quando ancora non aveva composto nulla; il viaggiatore decide allora di incitarlo facendogli sentire i suoi capolavori (portati dal futuro). In questo caso non sarebbe stato Beethoven a comporre le sue sinfonie, perché avrebbe semplicemente imitato quelle portate dal viaggiatore del tempo; ma esse non sono state composte nemmeno dal viaggiatore, quindi è come se non fossero state create da nessuno. Eppure esistevano.

La terza ipotesi tenta di risolvere entrambi i paradossi. Si tratta della teoria del multiverso, che effettivamente risulta essere quella presa più in considerazione dalla fisica: la teoria delle stringhe, ad esempio, ammette questa ipotesi. Secondo tale concezione, se qualcuno viaggiasse nel tempo e modificasse un evento (per esempio se fermasse la Seconda guerra mondiale), si creerebbero due diverse linee temporali, cioè due dimensioni parallele: una in cui c’è stata normalmente la guerra e un’altra in cui non c’è stata poiché fermata dal viaggiatore del tempo.

In questo caso il nostro mondo e la nostra storia non cambierebbero perché la modifica avverrebbe in un mondo parallelo: sarebbe come trasferire il cambiamento della storia (che avrebbe generato i paradossi di cui sopra) in un’altra linea temporale, affinché la nostra rimanga intatta.

Tutte queste, attualmente, sono solamente delle teorie, la cui analisi ha però degli importanti risvolti che esulano dal campo della fisica. Come si è potuto vedere, infatti, analizzare il possibile funzionamento dei viaggi del tempo vuol dire anche interrogarsi su un importante quesito filosofico, ossia “siamo liberi o determinati da qualcosa?”. Perciò scoprire di più sullo spaziotempo vorrebbe dire scoprire di più sulla nostra condizione esistenziale, cosa che dimostra sia l’importanza della fisica, sia la profondità della fantascienza.

Commenti

Lascia un commento