Hollywood ha davvero una crisi di originalità?

Da qualche anno a questa parte diversi spettatori amanti del cinema, così come diversi critici, si sono resi conto di una nuova tendenza dell’industria cinematografica: Hollywood, invece di concentrarsi su produzioni nuove e originali, tende ormai a riproporre sempre gli stessi materiali, partendo dalle tante fonti già esistenti. Le principali modalità attraverso cui questo avviene sono i sequel, i remake e gli adattamenti cinematografici. Per questo motivo si è parlato di una crisi di originalità, o di creatività, che coinvolgerebbe l’intera industria, attenta a riprendere il vecchio anziché aprirsi al nuovo; crisi che sarebbe capace di condannare il futuro del cinema. Ma è davvero così?

Per rispondere alla domanda bisogna considerare le tre modalità con cui viene ripreso il vecchio. Il primo caso è quello dei sequel, cioè i seguiti di un film già esistente. Ultimamente, oltre ai seguiti delle saghe cinematografiche recenti, è frequente la “riapertura” delle grandi saghe del passato, che si consideravano ormai concluse. Ad esempio, tra quest’anno e l’anno prossimo, usciranno un nuovo Indiana Jones, un nuovo Ghostbusters, un nuovo Scream, un nuovo Jurassic World e un nuovo Matrix.

Il secondo caso è quello dei remake, ossia il rifacimento di un film già esistente. Di norma i remake servono per ricreare un film vecchio usando i nuovi mezzi della cinematografia, che si evolvono sempre di più. Un esempio è costituito dai remake dei classici Disney. Tutti conoscono film come Il re leone, Mulan, Dumbo, La sirenetta, ecc; il piano della Disney è di farne dei remake in live action, cioè non più animati bensì recitati con attori in carne e ossa o, come nel caso de Il re leone (in cui non figurano personaggi umani), creando animali realistici con la computer grafica.

Il terzo e ultimo caso è quello degli adattamenti. Sempre più film e serie tv risultano essere trasposizioni cinematografiche di libri che hanno fatto la storia. Quest’anno, ad esempio, è appena uscito il film Dune di Denis Villeneuve, adattamento del romanzo omonimo di Frank Herbert uscito nel 1965 (tra l’altro esistevano già altri due adattamenti di Dune e quest’ultimo è soltanto la prima parte), così come la serie tv Foundation, basata sul Ciclo delle fondazioni di Isaac Asimov. Ma esistono anche adattamenti di celebri videogiochi, come i recenti film di Mortal Kombat e di Sonic.

A questo punto è facile pensare all’ipotesi della crisi di originalità nel settore cinematografico, dato che sempre più film si basano su opere preesistenti, ma bisognerebbe considerare anche altri fattori. Per quanto riguarda i remake, ad esempio, essi non sono necessariamente il doppione di un film già esistente. La poetica dei remake è infatti quella di riproporre un film che, per via della sua “età”, non risulta molto attraente per il pubblico moderno. Pensiamo a La cosa di John Carpenter (del 1982), considerato una pietra miliare del cinema horror: si tratta del remake del film La cosa di un altro mondo, uscito nel 1951. La storia de La cosa non sarebbe diventata tanto famosa senza un remake che le desse lustro.

Similmente, la poetica degli adattamenti è quella di trasporre un’opera celebre (come un libro) in un medium differente da quello di partenza (come un film), così da rivivere la stessa storia con un’esperienza del tutto differente. Il caso del film Dune uscito quest’anno, che è stato accolto più che positivamente, ha fatto interessare il pubblico del grande schermo a un caposaldo della letteratura fantascientifica. In questo caso, quindi, c’è anche un intento divulgativo: grazie a un film si viene a conoscenza di un classico letterario.

Inoltre bisogna considerare che il pubblico, almeno in minima parte, contribuisce a questo fenomeno, dal momento che è facile provare nostalgia pensando ai grandi film del passato e volerli per questo rivedere almeno un’altra volta sotto forma di proseguimento o rifacimento della storia. Se non ci fosse questo desiderio di fondo, non si avrebbero tutte queste opere derivate dal passato.

Per tali motivi è impreciso parlare di crisi di originalità. Il vero problema di sequel, remake e adattamenti è un altro, ossia quando questi vengono realizzati senza criterio, con l’unico scopo di puntare su incassi facili (grazie al fatto che si parte da film già apprezzati). Non dimentichiamo la lezione del Neoclassicismo: è giusto imitare l’arte del passato, ma solo se imitare non è inteso come copiare, bensì come prendere ispirazione e tramandare lo spirito dell’antichità. In questo caso il concetto di “non originalità” viene superato.

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