Zerocalcare e BoJack Horseman: la poetica del realismo

Di recente un nuovo titolo sta attirando l’attenzione degli spettatori: parliamo della serie animata Strappare lungo i bordi, creata dal fumettista Zerocalcare. Essa ha già riscosso un enorme successo, sia in Italia che all’estero, tanto che qualcuno la considera già un capolavoro, un’opera d’arte geniale in quanto divertente e struggente allo stesso tempo, nonché incredibilmente introspettiva. Questi due aspetti sono importanti perché esprimono quella che è la poetica di Zerocalcare, la quale si rifà in gran parte ai principi del Realismo, la corrente artistica del secondo Ottocento.

Strappare lungo i bordi racconta la storia di Zero, protagonista che è l’autore stesso, affiancato dall’Armadillo, ossia la rappresentazione della sua coscienza. Senza rivelare i dettagli inerenti alla storia, si può dire che la serie ha uno stile peculiare, tale per cui la trama principale è spesso interrotta dai pensieri di Zero, che costituiscono delle digressioni. Si tratta di uno dei punti di forza dello show, dato che sono proprio le “vicende mentali” di Zero ad aver attratto il pubblico, in quanto universalmente condivisibili. La serie ha infatti il pregio di far immedesimare chiunque – anche solo per un aspetto – nei personaggi principali, proprio perché, come le opere del Realismo, essa punta alla descrizione del reale.

Gli autori realisti dell’800 volevano raccontare le vicende quotidiane di personaggi appartenenti alle classi più umili. Gustave Flaubert, importante scrittore del Realismo francese, nelle sue opere utilizzava un narratore impersonale, esterno alla storia, che adottava il punto di vista dei personaggi, cosicché erano questi ultimi a creare la storia attraverso le loro azioni e i loro pensieri. Nell’opera di Flaubert Madame Bovary, proprio come nella serie di Zerocalcare, si trovano numerose interruzioni della storia in cui il narratore si sofferma sullo stato d’animo della protagonista oppure sulle vicende dei personaggi minori, così da conferire verosimiglianza e universalità alla storia.

Ma c’è di più. Strappare lungo i bordi è importante perché racconta la realtà in tutti i suoi aspetti, anche e soprattutto quelli negativi. Ad esempio, il tema portante della serie è l’incertezza che si prova in giovane età, terminata la scuola superiore, quando non si sa che strada prendere per il futuro; per non parlare del doloroso tema che emerge dal finale. Si tratta ancora di Realismo, dato che anch’esso si proponeva di trattare la realtà per quello che è, con tutte le sue brutture. Dopotutto, se i personaggi realisti appartenevano a classi povere, le loro vicende non potevano che essere spiacevoli e disgraziate.

Per proseguire con questo punto è utile menzionare un’altra serie animata definibile realista, ossia BoJack Horseman, creata da Raphael Bob-Waksberg. A partire dalle vicende del protagonista BoJack, attore in declino insoddisfatto della sua vita, la serie ha avuto modo di trattare tematiche decisamente complesse e profonde, quali le dipendenze, la depressione, i rapporti familiari disfunzionali e così via. La peculiarità di questa serie è che fonde costantemente umorismo e drammaticità: se all’inizio sembrava prevalentemente una sitcom divertente (sull’esempio de I Simpson), si è poi rivelata una serie estremamente drammatica, senza però essere unicamente l’una o l’altra, tanto che per definirla si parla di dramedy (drama + comedy).

La verità, quindi, è che BoJack Horseman ha utilizzato lo stile tipico delle sitcom per superarle, il che conferma il suo spirito realista. Infatti il Realismo criticava quella letteratura di consumo, anche chiamata letteratura “rosa”, che condiva le storie di elementi fiabeschi, ideali, perfetti perché irreali, riguardanti soprattutto le relazioni amorose. Madame Bovary mostrava proprio gli effetti negativi che tali storie potevano avere: la protagonista Emma, amante di quel tipo di storie e desiderosa di viverle realmente, comprendendo di non poterlo fare era arrivata a chiudersi in un mondo ideale, fino a disinteressarsi della sua realtà per la quale provava disincanto e insoddisfazione patologica.

Allo stesso modo BoJack Horseman si oppone alle sitcom, caratterizzate dall’assenza di una trama orizzontale (cioè continuativa) e da personaggi statici (tipi fissi che non cambiano mai); tratti che rendono le sitcom simili ai romanzi rosa sopra citati, dato che esse rappresentano un mondo ideale in cui tutti sono felici e qualsiasi problema viene risolto alla fine dei venti minuti di durata di un episodio. La realtà invece non ha mai lieto fine perché nella vita, come dice BoJack, c’è sempre altro spettacolo (“there’s always more show”); solo quando la vita finisce, finisce anche lo show (per questo la frase termina con “until there isn’t”), ma per il resto non si ferma mai.

Per questo motivo la vita dà luogo alle avversità, che vanno accettate, affrontate e sfruttate per migliorare se stessi; cercare di rifuggirle è sbagliato, come si comprende dal tragico finale di Madame Bovary, che aveva finito per rinnegare il reale. Come insegna Hegel, il positivo (tesi), attraverso il negativo (antitesi), viene riaffermato con più forza tramite la negazione del negativo (sintesi). E questo è anche il messaggio di Strappare lungo i bordi, secondo cui la cicatrice, simbolo dei dolori della vita, “è come una medaglia che nessuno può portarti via”.

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