
La cosiddetta generazione Z, quella dei nati tra il 1997 e il 2010, è nota per essere la generazione dei “nativi digitali”. Perciò, se si vogliono comprendere i tratti caratteristici di tale generazione, si potrebbe analizzare l’uso che essa fa di Internet. Tra i tanti aspetti analizzabili parleremo dei meme e dell’umorismo di Internet, perché, sebbene sembri un argomento banale, esso nasconde importanti verità su questa generazione e sulla nostra epoca storica.
I meme sono immagini, video, post di qualsiasi genere il cui intento è quello di far ridere. Questo avviene tramite l’accostamento di frasi divertenti a immagini o video popolari (i template, nel linguaggio tecnico). La battuta, quindi, nasce dalla creatività dell’accostamento frase-immagine. Ad oggi i meme sono considerati un arte proprio in quanto attività creativa.
I primi meme erano delle semplici facce che dovevano esprimere una reazione ad un contenuto (si pensi a Trollface), ma il modello standard di oggi è quello descritto sopra. La cosa interessante, però, è che i meme e il loro umorismo si sono così evoluti che in alcuni casi sono diventati letteralmente senza senso. È sempre più frequente vedere meme come quello nell’immagine di copertina, ossia una strana versione del personaggio Hagrid di Harry Potter immerso in acqua con la scritta “water”. Ebbene questa dovrebbe essere la battuta. Ma allora perché fa ridere?
In realtà non è niente di nuovo. I meme di questo tipo sono una moderna forma di nonsense, termine che indica un contenuto senza senso e anche un filone della letteratura. Le opere nonsense sono quelle in cui si bilanciano elementi sensati e privi di senso, presentando personaggi bizzarri e situazioni assurde. Uno dei massimi esponenti della letteratura nonsense è Lewis Carroll, autore di Alice nel paese delle meraviglie. L’umorismo, in questi casi, non è generato dalla battuta (che non ha senso), ma proprio dal fatto che non ha senso. La domanda allora è un’altra: perché vengono creati questi meme?
Prima di rispondere bisogna analizzare un’altra caratteristica fondamentale dei meme, cioè l’uso dell’ironia. L’ironia dei meme spesso supera quella tradizionale, consistente nell’affermare il contrario di ciò che si vuole dire. Essi, infatti, fanno uso della post-ironia e della meta-ironia.
Essendo neologismi, questi termini non hanno ancora delle definizioni ufficiali e precise, ma solitamente vengono usati per indicare quanto segue: la post-ironia consiste nell’affermare quello che si pensa sinceramente come se fosse qualcosa di ironico (sarebbe come dire in modo ironico che si apprezza un film anche se è la verità); la meta-ironia consiste invece nell’affermare qualcosa che potrebbe essere sincero oppure ironico, senza farlo capire (il vero pensiero di chi parla è indecifrabile). In entrambi i casi si vuole creare confusione nell’utente che legge il post, per il quale è difficile comprenderne il vero messaggio. Sorge quindi un’altra domanda: perché si usa questo tipo di ironia?
Ora, è risaputo che l’arte di ogni epoca esprime le caratteristiche del proprio periodo storico, e questo vale anche per i meme. Usando il nonsense e queste forme estreme di ironia, i meme vogliono manifestare l’assurdità che caratterizza la nostra epoca e in particolar modo Internet. Nel mondo virtuale tutto è incerto: ogni utente può dire quello che vuole e spacciarsi per chi vuole, tanto che è sempre più difficile trovare la verità in mezzo alle fake news e trovare fonti diverse oltre a quelle mainstream. Fenomeni come la echo chamber, il cherry picking, l’affermazione delle post-verità dimostrano come ci troviamo in un’epoca di relativismo, in cui ogni opinione viene messa sullo stesso piano e ritenuta ugualmente valida. L’atteggiamento che deriva da questa situazione di incertezza assoluta è molto spesso un atteggiamento di cinismo e indifferenza (perché interessarsi a un problema che non si capisce?), se non di scetticismo e nichilismo. In generale c’è un disincanto che fa pensare all’ultimo movimento culturale della nostra storia, il Postmodernismo, segnato dalla crisi delle “grandi narrazioni” del passato, alle quali risponde con scetticismo, ironia e decostruzione. Verosimilmente, la mentalità postmoderna sta continuando, alimentata dal relativismo di Internet.
Per citare il recente film Don’t look up – il cui messaggio riguarda proprio questa situazione – ormai “non riusciamo neanche a comunicare tra di noi”, e i meme nonsense e post-ironici non fanno che esasperare tutto questo, configurandosi, in ultima analisi, come la denuncia da parte della generazione Z di questa situazione di disagio che li colpisce in prima persona.
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