Per non dimenticare al Carlo Porta

Il 27 gennaio di ogni anno si commemora la Giornata della memoria, una data istituita dal comitato delle Nazioni Unite il 1 novembre 2005 per ricordare tutte le vittime dell’olocausto accaduto durante il periodo nazista in Germania e nel pieno della Seconda Guerra Mondiale. L’olocausto fu un sistema diabolicamente architettato dalle alte sfere del Partito Nazionalsocialista tedesco, che a tavolino determinarono la necessità di eliminare gli ebrei e non solo, una minoranza accusata di essere la causa di tutti i mali e che doveva essere fatta sparire per salvare invece gli “ariani”, gli uomini puri di razza superiore rispetto agli altri. La data del 27 gennaio è stata scelta per questa ricorrenza simbolica in quanto in quel freddo giorno del 1945, il campo di sterminio più grande al mondo, quello di Auschwitz, fu liberato dai soldati sovietici della sessantesima armata del primo fronte ucraino. Guidati dal maresciallo Ivan Konev, l’armata rossa aprì i cancelli di questo immenso campo degli orrori, e rivelò al mondo la follia e malvagità nazista nell’attuare lo sterminio di tutte le “razze” da loro non considerate utili e degne di vivere.

Anche nella nostra scuola, si è voluto fermare l’ordinario svolgimento delle lezioni per ricordare tutte le vittime della Seconda Guerra Mondiale e per lanciare un importante messaggio: che questi eventi non debbano mai essere dimenticati, per rispetto di tutti i caduti, ma soprattutto per fare in modo che atrocità del genere non possano ripetersi mai più. Il Liceo Carlo Porta ha progettato diverse attività, sia per gli studenti del biennio che per quelli del triennio. Per tutte le classi è stata prevista la partecipazione presso il teatro Excelsior di Erba ad una lezione sull’olocausto e sulle sue vere cause e dinamiche a cura del Prof. Fogliato e la visione del film “Notte e nebbia”, di produzione francese. Questa pellicola prende il nome dal soprannome dato agli internati politici, considerati quasi degli invisibili, e racconta attraverso una documentazione accurata attraverso fotografie scattate proprio dai soldati tedeschi le atrocità dell’olocausto, mostrando in tutta la sua crudezza la violenza perpetrata dalla furia genocida nazista. L’autore ha voluto inoltre mostrare spesso anche delle foto scattate ai tempi della produzione del film, per rimarcare ancora di più la desolazione e lo sgomento che gli oramai abbandonati campi di sterminio suscitano ancora a chiunque e per mostrane la semplicità, narrando a voce le date di costruzione e i processi burocratici che hanno portato alla creazioni di luoghi del genere. La contestualizzazione del Prof. Fogliato ha inoltre aiutato a far emergere come un evento del genere sia stato possibile e di come la realtà dietro al fenomeno dell’olocausto fosse molto più ampia di quanto si possa credere. Grazie a citazioni ad autori celebri come Primo Levi e a riferimenti di testimoni come la senatrice Liliana Segre, si è potuto riflettere sulle responsabilità della società intera, che davanti a tanta violenza ha scelto l’indifferenza o addirittura collaborava attivamente, seppur in piccole azioni quotidiane, alla macchina genocida nazista. La riflessione inoltre si è allargata al parlare del ruolo che la propaganda e l’influenza totalitarista hanno esercitato sull’intera società, andando così a creare una scala industriale dell’orrore dietro alla violenza antisemita, e che ha portato infine ad una vera e propria economia industriale dell’olocausto.

Le attività a scuola invece sono proseguite in modo distinto tra biennio e triennio. I primi hanno assistito alla lettura “Il baule di Irene”, progetto a cura della 2L e della loro referente, la Prof.ssa Fumagalli, che narra la storia di una ragazza ucraina che racconta con la sua innocenza la guerra e tutto ciò che le accade intorno, e alla esibizione del Gruppo Musicale Liceo Porta, formato da alunni dell’istituto e con referente la Prof.ssa Gucciardo. Gli studenti del triennio invece hanno partecipato alla lettura “Uomini comuni, volenterosi carnefici”, progetto realizzato dagli studenti di 2M e dalle referenti Prof. sse Colzani e Di Diego, che prende ispirazione dal libro Kz di Davide Romanin Jacur, e che si proponeva di raccontare le storie di superstiti e spettatori della shoah e di far riflettere sulla volontà dietro al sistema genocida dei campi e sull’alienazione che l’uomo comune subiva nei contesti totalitaristi, fino ad uscirne plagiato a tal punto da essere trasformato in un mero burattino, strumento contro la sua volontà.

La giornata della memoria anche quest’anno è passata, è stata commemorata ed è stata promossa sotto molti aspetti, tra cui quello educativo, ma ciò che conta è veramente questo? Questa ricorrenza non deve solo essere vissuta come una data nella quale si devono ricordare le milioni di vite spezzate dagli scellerati atti dell’uomo, ma deve essere un simbolo, il cui significato deve essere sempre portato con se ogni giorno dell’anno da tutti; è un simbolo che deve rappresentare il punto di ripartenza per l’umanità che si era perduta così facilmente a suo tempo; ed è infine un simbolo che come un faro nell’oscurità dovrà indicare la giusta via da imboccare per le generazioni future verso un domani migliore.

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