Un anno di guerra: cronistoria del conflitto Russo-Ucraino

Poco più di un anno fa l’Europa, dopo ventuno anni di pace all’interno del suo continente, ha rivisto affacciarsi il terribile volto della guerra su di lei, e ha dovuto fare i conti con una nuova emergenza mondiale che non solo ha portato ad una nuova crisi mondiale sul piano politico, ma in primis ad una nuova crisi umanitaria che ha spezzato migliaia di vite e che ha portato alla distruzione di quella che molti chiamavano casa. Ma cosa è successo in questo lungo periodo di tempo? Ripercorriamo insieme le tappe più significative di questo sanguinoso anno.

Sono le 5:05 locali del 24 febbraio 2022, e le prime sirene anti-aeree iniziano a suonare su tutto il territorio della Repubblica Sociale Ucraina, ma il tutto inizia tre giorni prima, nelle splendide stanze sfarzose del Cremlino, sede del governo della Federazione Russa e del Patriarca della Chiesa Ortodossa Russa. In quella data, il presidente Vladimir Putin scatena un’ondata di panico nei paesi occidentali, nei paesi aderenti al Patto Atlantico NATO e nell’intero est Europa: la Russia è pronta a riconoscere l’autonomia dei territori separatisti nelle regioni ucraine del Donbass e a sostenere le neonate sedicenti Repubbliche di Donetsk e Luhansk, affermando di voler salvare questi territori in cui è presente una parte consistente della popolazione che è russofona o filo-russa. Tre giorni dopo il presidente della Federazione Russa annuncerà l’avvio dell’invasione, definendola un’ iniziativa volta a “demilitarizzare e denazificare” l’Ucraina, dando così inizio al conflitto Russo-Ucraino. Nella stessa data, il suo omonimo ucraino Volodymyr Zelensky annuncia l’imminente arrivo dell’attacco da est e ordina l’immediata mobilitazione generale di tutti gli uomini in condizione di combattere dai 18 ai 60 anni, interrompe tutte le comunicazioni con Mosca e introduce la legge marziale, sancendo così l’effettiva entrata in guerra della sua nazione. Nella stessa data, l’esercito russo conquista l’aeroporto di Hostomel, luogo strategico per tagliare le risorse ai nemici, e la celebre centrale nucleare di Chernobyl; intanto gli Stati Uniti, il Canada, parte delle nazioni europee e la Corea del Sud condannano l’atto definendolo una violazione del diritto internazionale, e preparano contromisure pesanti contro la Russia e la Bielorussia, alleato di Mosca, tramite pacchetti di ingenti sanzioni economiche e armamenti da cedere all’Ucraina.

Nel mese di marzo inizia l’avanzata dell’armata di Putin e dei suoi oligarchi. Le città di Zaporizhzhia e di Mariupol vengono costantemente bombardate, in particolare quest’ultima, considerata una fondamentale casella sullo scacchiere di entrambi gli schieramenti, in quanto garantisce una posizione di controllo sul Mare di Azov. In questo mese si consumano le pagine più oscure del conflitto fino ad oggi: il teatro di Mariupol, luogo di rifugio per tutti i civili viene volontariamente bombardato dai russi, muoiono almeno 600 persone, l’ONU apre un’inchiesta, sostenendo che i russi erano ben consapevoli che là dentro si trovavano solo civili, persone innocenti, donne, anziani, bambini che nonpotevano combatteree che di fatto non c’era la necessità diuccidere così barbaramente, e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden parla del fatto usando la parola “genocidio”. Avviene anche il noto massacro di Bucha, cittadina vicina alla capitale dalla quale isoldati russi si erano ritirati, e dove vengono scoperte vastefosse comuni. Kiev accusa immediatamente l’esercito di Mosca di aver perpetrato un deliberato massacro. La scoperta suscita indignazione nel mondo intero, ma il Cremlino nega ogni addebito e parla di una messa in scena da parte del governo ucraino.

Nel mese di aprile e maggio la battaglia infervora sulla sponda marina di Azov. La città di Mariupol cade definitivamente, ma i russi perdono una delle navi da guerra più importanti della loro flotta, la gigantesca Moskva. Intanto gli stati occidentali annunciano all’unisono un pacchetto di aiuti per l’Ucraina pari a 1,3 miliardi di dollari, e nel mentre nazioni come la Finlandia, la Svezia, la Moldavia e la stessa Ucraina chiedono di poter entrare nel Patto Atlantico, con queste due ultime che addirittura diventano candidati per l’ingresso nell’Unione Europea. Sempre nella città di Mariupol, soldati e civili si sono barricati nell’acciaieria Azovstal, nella speranza di riuscire a resistere il più a lungo possibile. Tra questi ci sono anche il battaglione militare Azov, accusato di neonazismo e di innumerevoli violazioni di diritti civili e omicidi. La loro resistenza si conclude il 20 maggio, quando gli ucraini si arrendono e con la loro cattura da parte delle forze di Mosca.

Durante i mesi estivi di giugno, luglio e agosto vi è una ripresa dell’ esercito di Kiev di alcuni territori, in particolare viene lanciata un’offensiva nella regione del Kherson, che ha successo. Negli stessi mesi i governi europei, riuniti a Bruxelles, sede del Parlamento Europeo, firmano un vasto piano diretto a tagliare il 15% della domanda di gas che l’Europa acquista dalla Russia, così da poter evitare di finanziare la nazione eurasiatica.

Arrivati i mesi di settembre e ottobre Mosca lavora su vari fronti: indice nelle zone occupate un referendum per l’annessione alla Federazione Russa. Vladimir Putin annuncia successivamente l’ammissione di questi territori, ma l’intelligence Ucraino e l’occidente definiscono il referendum come una farsa, e sostengono che sia stato condotto sotto minacce da parte dei soldati russi armati. Intanto, nei territori conquistati gli occupanti annunciano l’introduzione della legge marziale, e inizia una campagna volta a distruggere tramite bombardamenti le infrastrutture energetiche civili ucraine, per lasciare l’intera nazione in una crisi legata al riscaldamento e ai beni di prima necessità in vista del rigido inverno alle porte.

Nei mesi di novembre e dicembre l’esercito ucraino guadagna terreno e riprende lo snodo strategico che la città di Kherson rappresenta. Il 15 novembre però, l’intera Europa vive un momento di terrore generale quando vede due missili cadere sul territorio polacco, Stato appartenente all’UE e alla NATO. Successivamente si viene a sapere che sono due missili antiaerei lanciati dall’Ucrania e che per errore sono caduti in territorio polacco e non un attacco proveniente dalla Russia. Durante dicembre però le previsioni russe si avverano, la mancanza di risorse ed energia manda l’Ucraina in crisi, che vede il nemico finalmente usare la parola guerra per la prima volta, e non più la terminologia “operazione militare speciale”.

Passato il Natale, la guerra continua, e vengono uccisi il ministro dell’interno ucraino in un incidente aereo. Il governo di Kiev chiede l’invio di carri pesanti, trovando l’opposizione iniziale di alcuni Stati europei come la Germania, che temono un’ ulteriore escalation del conflitto. A febbraio invece, in uno Stato poco più a sud dell’Ucraina la tensione sale vertiginosamente: la Moldavia sostiene che la Russia ha un piano per rovesciare il suo governo filo-europeista e invoca un possibile attacco da parte di Mosca, che sarebbe aiutata dalla regione separatista della Transnistria.

La guerra è tornata a martoriare anche il continente europeo, e come ogni volta ha portato solamente a distruzione, morte, povertà, violenza, il tutto perpetrato per un mero fine politico, per interessi economici, o per semplice orgoglio. L’umanità ha raggiunto vette altissime negli ultimi anni, ed è capace di autentici miracoli e di azioni di intelligenza sopraffina, ma allo stesso tempo è capace di essere anche questo mostro, sanguinario e violento, portatore di sofferenze dovute spesso a quella mirabolante intelligenza sopraffina che lo ha reso unico, e che si spera che dopo questa ennesima esperienza violenta abbia accontentato la sua sete di sangue per sempre. Che le 180 mila vite spezzate fin qui, da entrambe le parti degli schieramenti, possano essere le ultime ad andarsene in nome di quel mostro umano che noi alimentiamo e che noi chiamiamo definiamo guerra.

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